IMU prima casa coniugi: incostituzionale il vincolo imposto a questi nuclei familiari rispetto ai conviventi, esenzione anche con dimora diversa.
Secondo la Corte Costituzionale è discriminatorio applicare regole diverse in materia fiscale per chi sceglie di sposarsi o di unirsi civilmente e chi invece sceglie per la convivenza di fatto: il riferimento è ai vincoli per fruire dai benefici prima casa IMU, che ad oggi penalizzano coniugi o coloro che sono uniti civilmente rispetto a chi convive.
Nella nuova sentenza n. 209, la Consulta ha dichiarato illegittimo il vincolo per l’esenzione in rapporto al nucleo familiare, laddove questo limiti l’accesso all’esenzione per i coniugi con residenze e dimore abituali diverse.
Questo perchè, con i recenti vincoli imposti, si è arrivati a negare ogni esenzione IMU prima casa se un componente del nucleo familiare risiede in un Comune diverso da quello del proprietario dell’immobile.
Il problema di fondo sta nella definizione di “nucleo familiare“, che oggi non può corrispondere solo ed esclusivamente a casistiche standard come matrimonio o unione civile. Da qui la sentenza: non basta più la residenza anagrafica e la dimora abituale in un determinato immobile per far scattare l’esenzione IMU prima casa per ciascun coniuge o persona legata da unione civile.
Nello specifico, viene ritenuto illegittimo l’articolo 13, comma 2, quarto periodo, del decreto-legge n. 201/2011.
La Corte Costituzionale – ha fronte dei requisiti richiesti – ha dunque ristabilito il diritto all’esenzione per ciascuna prima casa intestata anche a persone sposate o unite civilmente.
Questo non significa “liberi tutti”: le nuove dichiarazioni di illegittimità costituzionale serviranno a responsabilizzare Comuni e autorità preposte ad effettuare i dovuti controlli.
Leggi l’articolo originale su pmi.it