I dati diffusi dalla Banca d’Italia prevedono un’esplosione di nuove posizioni aperte se verranno rispettati tutti gli impegni presi con l’Europa entro il 2024.
Una volta preso atto dell’esito quanto mai esplicito delle elezioni politiche dello scorso 25 settembre – un voto che ha incoronato Giorgia Meloni come prima donna nella storia d’Italia a ricoprire l’incarico di presidente del Consiglio dei ministri – l’attenzione mediatica di cittadini ed esperti si è concentrata nel capire quali figure avrebbero fatto parte del nuovo governo. E, con una rapidità che pochi altri hanno avuto in passato (appena 26 giorni, solo Silvio Berlusconi nel 2008 fece meglio), la leader di Fratelli d’Italia si è fatta trovare pronta, consegnando a Sergio Mattarella una lista di personalità che ora andranno ad occupare le caselle dei vari ministeri.
Con il giuramento ufficiale nelle mani del Capo dello Stato, la nuova inquilina di Palazzo Chigi ha preso in mano le redini dell’esecutivo, ereditando da Mario Draghi tutti i dossier più scottanti che il nostro Paese dovrà affrontare con una certa urgenza. Tra i fascicoli lasciati sulla scrivania della nuova premier, spicca per urgenza quello relativo alla prossima legge di Bilancio. L’ultima data possibile per approvarla in Parlamento è quella del prossimo 31 dicembre, anche se prima sarà compito di Giancarlo Giorgetti (nuovo titolare del dicastero dell’Economia) scrive una Nota di aggiornamento, la cosiddetta NaDef, per aggiornare le Camere sugli ultimi cambiamenti intercorsi in questo periodo di transizione istituzionale.
Giorgia Meloni ha giurato da presidente del Consiglio: tutte le sfide che attendono il nuovo governo in carica
Una volta che il ministro leghista (che detiene le deleghe più importanti e delicate per le sorti del nostro Paese) avrà preso pieno possesso della sede di via XX Settembre, Giorgia Meloni volgerà la propria attenzione verso un’altra posizione assai delicata, che molto probabilmente avrà bisogno di tutto il suo supporto per partire nel migliore dei modi. Stiamo parlando del dicastero degli Affari Europei, assegnato ad un fedelissimo della premier e figura politica di lungo corso, ossia Raffaele Fitto, appena rientrato alla Camera per la sua quarta legislatura (l’esordio risale al 2006, quando militava nella Casa delle Libertà).
I temi che impegneranno le giornate (e le nottate) del nuovo ministro sono davvero molti, ma almeno nei primi mesi di attività le sue forze dovranno necessariamente concentrarsi su un argomento specifico, ossia il Piano nazionale di ripresa e resilienza, tema che è stato inserito anche nel nome del suo dicastero. La nuova presidente, pur rinfrancata dagli ottimi risultati conseguiti dal suo predecessore, sa che c’è bisogno di stilare una tabella di marcia dai ritmi molto serrati per arrivare alle prossime scadenze fissate con Bruxelles con tutti i compiti a casa svolti. Il tutto mentre le emergenze degli ultimi mesi (una su tutte, quella energetica) paiono non voler allentare la morsa in vista dell’inverno.
L’eredità di Mario Draghi e le prossime scadenze del PNRR: il dossier che agita l’inizio di Giorgia Meloni
Per non far rimpiangere l’ex capo della Bce, Giorgia Meloni sa bene quanto sia importante il rapporto con le istituzioni comunitarie. Non a caso per gli Affari Europei ha scelto il profilo di un uomo che – oltre a rappresentare per lei una persona fidata – ha trascorso gli ultimi anni al Parlamento europeo e si è costruito una solida rete di conoscenze in ambito internazionale. Coadiuvato in questo compito da un altro pezzo da novanta come Antonio Tajani (che ha giurato come ministero degli Esteri proprio in virtù del suo carisma riconosciuto tanto a Strasburgo quanto a Bruxelles), l’ex presidente della regione Puglia dovrà rinsaldare quel ruolo da protagonista che l’Italia è riuscita a ritagliarsi negli ultimi tempi grazie al lavoro del premier uscente.
Per quanto riguarda il PNRR, sono ben 51 le scadenze che il nuovo governo dovrà rispettare nel quarto trimestre del 2022 per ricevere la totalità dei fondi concordati con la Commissione europea. Di queste, sette sono state portate a compimento dal governo di Mario Draghi, mentre gli altri impegni riguardano principalmente la Transizione ecologica (10 traguardi da raggiungere entro la fine dell’anno) e la digitalizzazione (9). Se per quest’ultimo ambito la strada pare essere tutta in discesa, la preoccupazione è ben più grande per quanto riguarda gli obiettivi in materia di Ambiente e Sicurezza energetica (nome che Giorgia Meloni ha voluto dare al ministero che è stato di Roberto Cingolani).
PNRR, migliaia di posti di lavoro in arrivo nel settore delle costruzioni: cosa deve fare il nuovo governo per non perderli
La pressione sulle spalle della nuova premier si fa ancora più grande se si analizza la posta che il PNRR mette in gioco sul tema del lavoro. Stando ai dati diffusi nell’ultima settimana dalla Banca d’Italia, le previsioni per il 2024 (quando verrà raggiunta la quota massima di spesa pubblica destinata al Piano di ripresa e resilienza) parlano di un incremento di oltre 300 mila posti di lavoro che verranno creati nel nostro Paese se verranno raggiunti tutti i traguardi prefissati. In particolare, saranno le costruzioni a trarre il beneficio maggiore, con l’aggiunta di circa 65 mila unità, molte delle quali in ambito edilizio per le infrastrutture da realizzare al centro-sud.
Se, da una parte, i dati rielaborati dall’istituto di Ignazio Visco possono rincuorare Giorgia Meloni per quanto riguarda le prospettive future nel breve periodo, la leader di Fratelli d’Italia vuole accertarsi che tutti i componenti della sua squadra di governo abbiano ben chiara l’importanza di non commettere passi falsi nel processo di compimento delle riforme correlate al PNRR. Per questo (oltre ai già citati Fitto e Tajani) ha voluto una figura tecnica come quella di Marina Elvira Calderone per occuparsi del ministero del Lavoro, altro posto fondamentale per adempiere agli impegni presi con l’Europa.
Attuale presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, nella sua carriera si è specializzata proprio nella gestione delle performance del personale di pubblico impiego. Si tratta di un ambito cruciale per vedere messi a terra tutti gli investimenti previsti, che andranno programmati seguendo nel dettaglio le indicazioni ricevute dalla Commissione europea. La nuova premier spera così che le sue indiscusse competenze – unite all’esperienza degli altri due ministri per quanto riguarda le relazioni internazionali – permettano all’Italia di vedere concretizzate quelle centinaia di migliaia di posti di lavoroche sarebbero una base importante per rialzare la testa dopo questi anni di crisi economica e sociale.
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