I chiarimenti dell’Inps
La legge di Bilancio 2023 ha apportato una lunga serie di modifiche che stanno richiedendo l’intervento dell’Inps. Sul tema delle pensioni, ad esempio, la gestione di Quota 103, la proroga dell’Ape sociale e le novità introdotte per Opzione donna, ma anche il progressivo avvicinamento alla fine del Reddito di cittadinanza e le nuove modalità di erogazione dell’Assegno unico universale e del congedo parentale, hanno spinto l’Istituto a pubblicare le nuove Faq. Conti alla mano, già si può dire che per i giovani la pensione diventa un obiettivo ancora più lontano. Un 20enne che oggi si affacciasse al mondo del lavoro e che avesse una carriera continua, potrebbe andare in pensione tra i 64 ed i 68 anni. Ma se fosse invece un 30enne ad iniziare oggi a lavorare stabilmente, l’età della pensione potrebbe spostarsi fino a 72 anni.
Vediamo allora, quali sono le indicazioni fornite dall’Istituto necessarie ai contribuenti per sapersi muovere consapevolmente tra le recenti riforme varate dal governo e proviamo a fare qualche esempio di pensionamento futuro in base all’età anagrafica di oggi.
I giovani e il “sogno” della pensione
Come detto, basta utilizzare un simulatore, come quello del ’Inps oppure quello predisposto dal Corriere, per avere conferma che andare in pensione sarà sempre più difficile per i giovani che entrano ora nel mondo del lavoro.
I ventenni. Secondo i calcoli dell’Istituto, infatti, un ragazzo che si è appena laureato, poniamo a 24 anni, e ha avuto la fortuna di immettersi subito nel mondo del lavoro, dopo un anno di attività, numeri alla mano, potrà sperare di andare in pensione anticipata a settant’anni (ma deve aver accumulato senza interruzione contributi per almeno 46 anni e 4 mesi), mentre la pensione di vecchiaia arriverà a 70 anni e sei mesi (con oltre 20 anni di contributi). Ma, come sappiamo, il lavoro si è fatto sempre più precario e, dunque, avere 46 anni di contributi ininterrotti sembra essere ormai un’utopia. Ma anche con meno di 20 anni di contributi (e più di 5) la pensione di vecchiaia si posticiperà di molto, ovvero fino a 74 anni e 10 mesi.
I trentenni. Le cose migliorano leggermente per chi è entrato da poco (o ci sta entrando ora) nei 30 anni: i nati negli anni Novanta, infatti, potranno lasciare il lavoro a 70 anni con 20 anni di contributi, mentre per l’anticipata serviranno 45 anni di contributi versati , senza paletti anagrafici.
I quarantenni. Sempre secondo il simulatore dell’Inps un uomo nato a gennaio 1983 e che ha iniziato a lavorare nel 2008, a 25 anni, potrà andare in pensione anticipata a 66 anni e 4 mesi di età e 20 anni di contributi effettivi. La pensione di vecchiaia, invece, arriverà a 69 anni e 6 mesi di età e 20 anni di contributi (l’importo della pensione non sarà inferiore a 1,5 dell’importo dell’assegno sociale).
Come funziona Quota 103
Chiarito il futuro non semplice, almeno dal punto di vista pensionistico, dei giovani lavoratori, passiamo ora in rassegna le novità in materia inserite nella Manovra e le spiegazioni fornite dall’Inps.
Per rimandare ulteriormente il ritorno in vigore della legge Fornero (n. 214 del 2011), la legge di Bilancio ha introdotto in via sperimentale per il 2023 Quota 103, la possibilità cioè di accedere alla pensione con 62 anni di età e 41 di contributi. Questi requisiti devono essere maturati entro il 31 dicembre 2023. Il tetto massimo dell’importo lordo non deve potrà essere superiore a cinque volte il trattamento minimo: 2.818,65 euro lordi al mese.
L’Inps ha stabilito una data spartiacque: il 31 dicembre 2022. Chi ha maturato i requisiti necessari a Quota 103 entro quella data, potrà favorire della prima finestra, quella del primo aprile per i lavoratori privati e del primo agosto per quelli pubblici; mentre nel 2023 i lavoratori potranno lasciare il posto tre mesi dopo che hanno maturato i requisiti, se lavoratori privati, e sei mesi dopo se pubblici.
Coloro che, nonostante il raggiungimento dei requisiti, decidono di rimanere in servizio, riceveranno in busta paga una somma pari alla contribuzione normalmente a carico del lavoratore (9,19%).
Le novità di Opzione donna
Per il trattamento anticipato Opzione donna, che richiede almeno 35 anni di contributi, la Manovra ha apportato nuove soglie anagrafiche: per le lavoratrici con almeno due figli è di 58 anni, per quelle con un solo figlio è di 59 anni e, infine, di 60 per coloro che non ne hanno. Ma non è finità qui. Per accedere al trattamento anticipato, le lavoratrici devono rientrare in una delle seguenti situazioni: assistono da almeno sei mesi (al momento della richiesta) uno o più parenti con handicap grave, hanno loro stesse un’invalidità riconosciuta di almeno il 7%, oppure sono state licenziate o sono dipendenti in un’impresa per cui è aperto un tavolo di confronto per crisi aziendale.
La perequazione delle pensioni
La perequazione delle pensioni, nella legge di Bilancio, viene stabilita in termini percentuali facendo riferimento al trattamento minimo del 2022, pari a 525,38 euro. Ecco le percentuali:
– 100% per importi fino a quattro volte il trattamento minimo;
– 85% per importi fino a cinque volte il trattamento minimo;
– 53% per importi fino a sei volte il trattamento minimo;
– 47% per importi fino a otto volte il trattamento minimo;
– 37% per importi fino a 10 volte il trattamento minimo;
– 32% per importi complessivamente superiori a 10 volte il minimo.
L’esecutivo, inoltre, ha disposto dal primo gennaio 2023 in via eccezionale un ulteriore aumento degli assegni pensionistici e assistenziali che non superano il trattamento minimo:
– dell’1,5% nel 2023 per i beneficiari;
– del 6,4% per i soggetti di età pari o superiore a 75 anni;
– del 2,7% nel 2024.
Reddito di cittadinanza
Graduale stop al Reddito di cittadinanza a partire dal 2023. La Manovra, infatti, ha confermato un limite massimo di 7 mensilità per l’anno in corso, mentre dal 2024 il sussidio sarà abolito. I beneficiari con un’età compresa tra i 18 e i 65 anni di età saranno vincolati a un periodo di formazione obbligatorio di almeno sei mesi, che nel caso non venga svolto porterà alla perdita del diritto all’agevolazione. Coloro che hanno fino a 29 anni di età e non hanno adempiuto all’obbligo scolastico formativo (fino ai 16 anni), potranno ricevere il Rdc solo frequentando i percorsi di istruzione funzionali. Il governo ha deciso, inoltre, che tutti i percettori del Rdc partecipino ai Progetti utili alla collettività (Puc) organizzati dai comuni e che, al primo rifiuto di un’offerta lavorativa, il beneficio sarà revocato.
Aumento dell’Assegno unico universale
A partire dal primo gennaio, entrano in vigore nuovi importi per l’assegno unico universale:
– 50% per il primo anno di vita dei figli;
– ulteriore 50% per famiglie composte da tre o più figli, per ciascun figlio di età tra uno e 3 anni e con Isee pari o inferiore a 40 mila euro.
La quota del figlio maggiorenne ma disabile a carico è stata equiparata a quella del figlio minore, così come quella del figlio di età inferiore a 21 anni disabile a quella del minore disabile a carico. I nuclei familiari con un figlio con disabilità avranno anche una maggiorazione di 120 euro sull’assegno mensile se l’Isee è inferiore a 25 mila euro e nel 2021 percepivano l’Anf (assegno per il nucleo familiare).
Inoltre, di un altro 50% è la maggiorazione forfettaria prevista per i nuclei con 4 o più figli a carico.
Per verificare la veridicità di tutti questi elementi, l’Inps suggerisce di affidarsi al modulo precompilato di Isee così da ottenere l’importo corretto.
Congedo parentale all’80%
Congedo parentale all’80% non solo per le madri. Nella legge di bilancio 2023, il periodo di astensione facoltativa dal lavoro concesso ai genitori per prendersi cura del proprio figlio nei primi 12 anni di vita sale dal 30% all’80%, per un mese aggiuntivo entro il sesto anno d’età dei figli e interesserà entrambi i genitori.
Fonte: corriere.it